Trademarks, Brands, Patents, Designs, Made in Italy, Copyrights, Competition Law, Contracts and Enforcement

31 luglio 2006

Solo il Lusso non tradisce il Made in Italy

Lorenzo Litta


L'Inglese "Interbrand" ha recentemente stilato la classifica dei "Top 100" dei Brand mondiali. Al primo posto figura, ancora una volta, la Coca-Cola. In generale sono le Multinazionali a Stelle e strisce a monopolizzare i primi posti. E gli italiani? Solo 4 rientrano in classifica: Gucci, Bulgari, Prada e Armani. Rispettivamente ai posti 46, 95, 96, 97. Il lusso Made In Italy continua ad avere un buon successo a livello internazionale. E a difendere l'immagine del Bel Paese nel Mondo. E se Gucci punta sugli accessori, il marchio Prada attraverso la America's Cup e Luna Rossa (seguendo l'esempio di Louis Vuitton, 17esimo in classifica per Interbrand, che sponsorizza la manifestazione) raggiunge agilmente il grande pubblico. Armani ha invece diversificato (con una politica di Brand - stretching) con cioccolatini e design per la cucina. Diverso il caso di Bulgari. Da "semplice" casa di gioielli con una precisa attività di Brand - Placement si è trasformata in uno dei massimi simboli di ciò che è esclusivo. Chi non ricorda il cronografo di James Bond? D'altronde il Ricettore sceglie un brand piuttosto che un altro non solo perchè si innamora del prodotto e del segno che lo contraddistingue (come sostiene l'amministratore delegato di Bulgari Francesco Trapani), ma anche per il significato che quel prodotto associato a quel segno può assumere.

Il Gigante che dorme guardando il Lago

Lorenzo Litta


Tra le Istituzioni Internazionali che si occupano di Proprietà Industriale ed Intellettuale è senz'altro quella più "Business-Oriented". Cerca di adottare una politica mirata a sostenere le PMI (attraverso il dipartimento Small & Medium Enterprises). E' aperta all'Innovazione, alla Sperimentazione ed alla Collaborazione. La sala-ristorante offre uno splendido panorama ginevrino che quelli dell'ONU, distanti pochi metri appena, si sognano. Ed è in programma la costruzione di un nuovo edificio ancor più maestoso. Eppure non gode di grande salute. Gli stage nel settore marchi sono stati pressochè interrotti. Soffre dell'aumento d'importanza dell'UAMI e della maggiore autonomia degli Uffici Nazionali. Ma sta attuando una scelta giusta che potrebbe rivelarsi vincente tra qualche anno. A vederla così la World Intellectual Property Organization (WIPO) da l'impressione di un gigante che dorme con gli occhi aperti. Tutela i "nuovi piccoli" che domani saranno i "nuovi grandi". D'altronde rappresentano il 90% del mercato Mondiale delle Imprese. L'attenzione non è rivolta alla registrazione in quanto tale ma alla situazione generale dell'azienda e di chi la dirige. L'obiettivo è quello di dimostrare che un ricorso effettivo, efficace ed efficiente ai diritti inafferrabili di IP può comportare un vantaggio economico di rilievo anche per una PMI. Vedremo se avranno ragione.

Oltre 6000 persone per un Brevetto!

Lorenzo Litta

E' il dato più sorprendente dello European Patent Office. Nelle varie sedi (L'Aia, Vienna e Berlino oltre a Monaco, sede principale) lavorano circa 6200 persone!!! Eppure l'Ufficio non colpisce solo per la sua organizzazione. O per la preparazione dei suoi dipendenti. O per una mensa davvero di qualità... l'EPO stordisce e conquista, a prescindere. Gode di grande salute, lavora quotidianamente su migliaia di richieste provenienti da tutto il mondo dell'IP e rappresenta, a pieno titolo il centro del sapere tecnico europeo e non solo. Tra i "clienti" più nobili non si può certo dire che figuri l'Italia, d'altronde, da noi spesso si preferisce pubblicare che brevettare. Ci basta pensare di essere creativi sulla carta, e rispondere a voce grossa "Ich bin Weltmeister!".

Sotto il sole di Alicante...

Lorenzo Litta


L'UAMI tiene il passo dei tempi. E si adegua alle nuove tendenze. Sotto il sole di Alicante emergono efficienza nordica ed elasticità latina. Nel corso della visita a conclusione del Master ICE in IP presso l'Ufficio di Armonizzazione del Mercato Interno è stata evidenziata più volte la mole di lavoro che l'Ufficio si trova a gestire ogni anno. Si parla di oltre 70.000 richieste di Marchio Comunitario e di 10.000 per il Disegno Comunitario. Tantissimi, e gestiti da sole 750 persone, provenienti dai 25 Paesi membri della Comunità. E chi deposita di più? Gli Americani, ovviamente. Perchè l'UAMI sembra orientato più verso gli interessi delle grandi multinazionali che verso quelli delle PMI. Una tendenza emersa sotto l'ombrellone, è quella della registrazione del logotipo/marchio come design. Questa comporta una tutela più rapida, meno costosa e meno efficiente. Un consiglio? Registrare il Brand sempre come marchio, mentre è possibile ricorrere alla tutela come Design per i Marchi di Prodotto, accompagnati sempre dal Brand Principale dell'Impresa. Diverso è il caso dei sempre più frequenti "Marchi di Posizionamento" che rappresentano una delle "nuove frontiere" per le registrazioni e che si scontrano con la vecchia dottrina industrialista. Attenti a dove lo mettete...il segno distintivo!

19 luglio 2006

Attenzione a scarpe e borsette...!

Stefano Sandri

La Corte di Giustizia (C-214/05 P, 18 luglio 2006, marchio MISS ROSSI, Sergio Rossi SpA vs. Sissi Rossi Srl, www.marchiocomunitario.it, 14/2006, in corso di pubblicazione) non ci dice se le scarpe da donna siano o meno affini alle borsette, e il Tribunale di Prima Istanza pare aver preso una cantonata, negandola. Ma riassume nell’occasione i principi che delimitano la sua competenza e che gli Avvocati farebbero bene a tener ben presenti per evitare il rigetto di ricorsi per questioni magari fondate nel merito. Si tratta dunque di un giudizio di legittimità, non sono ammesse nuove prove, la valutazione dei fatti e delle prove del Tribunale è, di norma insindacabile, l’oggetto della materia del contendere deve chiaramente risultare dalla motivazione, e così via. Attenzione, dunque.

15 luglio 2006

Champagne e caviale arrivano al Tribunale

Stefano Sandri

Il Tribunale di Prima Istanza comunitario si è dovuto infatti occupare di due ‘nobili’ questioni: la prima riguarda la protezione chiesta dal Barone Philippe de Rothschild, nientemeno, per il suo marchio LA BARONNIE, per contraddistinguere bevande alcoliche, e magari Champagne. Barone, infatti, si è scontrato con l’opposizione di certa Baronia de Turis, Cooperativa Valenciana, che ha fatto valere la anteriorità dell’uso del marchio BARONIA e della ditta commerciale. Davanti alla Divisione d’opposizione dell’UAMI non è riuscita a provare l’uso, per cui ha integrato la prova in sede di ricorso davanti alle Commissioni, e gli è andata bene, almeno per il momento. Il Tribunale infatti, disattendendo sul punto la decisione della Commissione che aveva ritenuto inammissibile le nuove prove perché tardive, ha ribadito la propria giurisprudenza introdotta nella sentenza KLEENCARE (cfr. www.marchiocomunitario.it, 1 e 2/2004, con mia nota Il Tribunale di prima istanza definisce natura, funzioni e competenze delle Commissioni di ricorso e fornisce indicazioni essenziali per gli utenti), secondo la quale le Commissioni di ricorso, agendo in continuità funzionale con la Divisione di opposizione, devono esaminare anche le prove presentate per la prima volta davanti a loro dal ricorrente. Il TPI (10 luglio 2006, T323/03, BARONNIA, La Baronia de Turis, Cooperativa Valenciana vs. Baron Philippe de Rothschild SA) ha pertanto annullato la decisione per quanto di ragione della Commissione per violazione dell’art.74 RMC. Stessa situazione e stessa conclusione nel caso in cui il marchio "ASETRA" per caviale era stato opposto dal marchio "ASTARA" (TPI 11 luglio 2006, T﷓252/04, Fig. ASTARA/ASETRA, Caviar Anzali SAS vs. Novomarket, SA). Insomma, per il momento niente caviale e champagne a Lussemburgo.

Una poltrona come Giurì? Solo se sei Interdisciplinare!

Giorgio Rodin


L’interdisciplinarietà, assieme alla percezione, è stato un po’ il leit motiv di tutto il nostro Corso, che sta, ormai, giungendo a conclusione. Interdisciplinarietà e percezione sono, in realtà, due concetti intimamente legati tra di loro. Uno degli aspetti più interessanti del convegno romano sul design italiano e il giurì del design è stata proprio la multidisciplinarietà che caratterizza il giurì del design. Come sottolineato dall’Avv. Cazzaniga (www.sutti.com), il giurì si trova, infatti, spesso a decidere su casi limite, in cui, per stabilire se c’è contraffazione o meno, c’è bisogno di esperienze “ipersensibili”. Ecco perché è indispensabile che il giurì sia, al suo interno, multidisciplinare, includendo designer, giuristi, imprenditori e progettisti, la cui interazione da vita ad una sorta di “circolo virtuoso”. in attesa di una definizione di “utilizzatore informato” che metta tutti d’accordo, il giurì del design e la sua interdisciplinarietà sembrano, quindi, essere le uniche certezze in materia di design.

14 luglio 2006

In cammino con la mucca...

Lorenzo Litta

L'impressione e l'astrattezza del marchio come segno distintivo sono alla base della sentenza sul caso T-153/03 "Pelle di mucca" (v. www.marchiocomunitario.it, 15/2006, con nota a cura del Prof. Sandri). In particolare il Tribunale di Primo Grado torna sull’efficacia distintiva di un segno che, pur non essendo direttamente descrittivo di un prodotto, vi allude in maniera chiara, come avviene nel rapporto tra la mucca ed il latte. Finalmente, potremmo dire. Il marchio trova la sua forza proprio nell'astrattezza. Parlare del carattere descrittivo come requisito di nullità, in realtà, potrebbe essere paradossale. Un marchio DEVE essere diverso dal prodotto che identifica e non solo perchè è la legge ad imporlo! E' il Ricettore che non percepisce quel segno come identificativo di una determinata azienda. Occorre tenere presente quello che è il nesso tra il segno ed il prodotto. E va fatto seguendo le tecniche percettive. Siamo sulla strada giusta...

I pericoli dei falsi

Giorgio Rodin

Quando si parla di contraffazione solitamente si ragiona solamente in termini economici e fiscali. Raramente si guarda al problema dal punto di vista della percezione dell’illecito nei consumatori, la cui coscienza è spesso blandita dalla soddisfazione per aver acquistato una copia perfetta dell’originale a prezzo irrisorio. La contraffazione non riguarda, però, solo l’abbigliamento o il design, ma molti altri settori, nei quali i beni contraffatti possono addirittura rivelarsi pericolosi per la salute dello stesso acquirente. Può, in questa chiave, essere interessante svolgere una penetrante opera di sensibilizzazione presso il pubblico. L’inglese ACG (Anti-counterfeiting-group), associazione fondata nel 1980 e comprendente più di 200 società in 30 diversi paesi, ha pubblicato, sul suo sito www.acg.com, una lista dei possibili rischi dei falsi, potenzialmente pericolosi per la salute e l’incolumità dei consumatori. Ecco alcuni esempi: ALCOL: spesso quello falso contiene metanolo, sostanza che può portare la cecità e, a determinate condizioni essere addirittura fatale; PROFUMI: se falsi possono causare eczemi o bruciature; GIOCATTOLI: i giocattoli falso possono essere dipinti con vernici ad alto tasso di piombo; SIGARETTE: spesso contaminate con plastica o sabbia, possono arrivare a contenere il 75% di più di catrame e il 30% di nicotina; STRUMENTI: pile che esplodono, dischi di freni pieni di sabbia compressa, trapani che si spezzano in mano, strumenti elettrici coi collegamenti non sufficientemente isolati etc; ma soprattutto MEDICINE, nelle quali il più delle volte manca il principio attivo (che è ciò che alza il prezzo), ma spesso contiene anche elementi pericolosi. Far conoscere i veri rischi dei falsi può, quindi, essere un efficace strumento per controbilanciare la forza attrattiva che i loro prezzi bassi hanno sul consumatore.

13 luglio 2006

Diamo i primi numeri di Catch Us...

Blogmaster


Ogni giorno 50 nuovi contatti e almeno 250 pagine monitorate. Circa 8000 visite al mese. La speranza, o il sogno (fate
voi!) di superare le 100.000 entro la fine dell'anno. Sono i primi numeri di CATCH US IF YOU CAN!!!. Senz'altro la presentazione di IPKat ci ha dato ulteriore visibilità. (Grazie ancora jeremy!). Come Blogmaster sono strasoddisfatto e non posso far altro che continuare a ringraziare tutti coloro che hanno partecipato, che partecipano e che parteciperanno a questa divertente avventura. A volte i temi strettamente legati all'IP lasciano spazio ad altri meno "giuridici" e che trovano appiglio tanto nella cronaca quotidiana, quanto nella comunicazione e nella percezione. L'obiettivo resta sempre quello di afferrare gli "inafferrabili diritti di proprietà intellettuale" seguendo la strada dell'innovazione e dell'interdisciplinarietà. Magari senza rimanere noi, quelli "inafferrabili"...

L'estate 2006 manda in pensione i marchi della moda

Lorenzo Litta


Prodotti griffati senza griffe. E' questa la moda dell'estate 2006. Il marchio scompare. Resta solo quello interno, visibile sull'etichetta. Sembra che il brand in bella mostra non tiri più. La distintività sarà basata su altri elementi. Non più il mero segno distintivo. Colore e Forma, innanzitutto. O tutti e due insieme, perchè no. Si allarga così il problema della percezione dei singoli dettagli. Le case di moda sembrano così costrette ad allontanarsi dalle tendenze prevalenti negli ultimi anni, quelle relative allo sfruttamento e allo sviluppo del marchio "no-limits". Non più quindi borsette bianche con il "logotipo" di tutti i colori, ma borsette bianche e basta, semplici. Sarà la "parte", creazione del designer, e non il "tutto" l'unico vero marchio. Sarà senz'altro più divertente per noi giuristi sindacare su nuovi, presunti marchi di forma...

12 luglio 2006

Forse qualcosa di piu’ di una grande vittoria

Mauro Turrini


La vittoria dell’Italia ai Mondiali di Germania 2006 non è stata solo la rivincita degli “azzurri” che, di fronte a scandali, sospetti e
frasi piu’ o meno maliziose della vigilia da parte di critica ed addetti ai lavori (v. Franz Beckenbauer ed il suo: “l’Italia avrà ciò che si merita sul campo….”), sono riusciti a rimanere uniti e concentrati sino in fondo, ma è stata anche la vittoria degli amanti della cabala, che vede gli uomini di Marcello Lippi salire sul tetto più alto del Mondo esattamente 12 anni dopo l’ultima finale persa ad USA ’94, preceduta a sua volta da quella vinta a Spagna ‘82, confermando così la “regola del 12" azzurro. Ma quella ai Mondiali è stata ancora, e forse più, la grande vittoria, e perchè no rivincita, di Rudolf Dassler, l’imprenditore tedesco che sin dal lontano 1948, anno di fondazione della sua ditta (Puma – sponsor tecnico della Nazionale Italiana di calcio) sulle rive del fiume che divide in due la piccola cittadina della Franconia di Herzogenaurach, si vede costretto a rincorrere il grande nemico e rivale Adolf Dassler (Adidas - sponsor tecnico della Nazionale Tedesca di calcio) in quella che è forse la lotta fratricida più avvincente del mondo dello sport non giocato. Beh, ora dopo tanto rincorrerete è “Rudi”, così come veniva comunemente chiamato dagli amici, a poter finalmente “tirare il fiato” ed a sorridere, insieme agli altri grandi vincitori di qust’estate Mondiale, la Federazione Italiana Gioco Calcio ed i Nostri Meravigliosi Leoni Azzurri (questi ultimi, rispettivamente, 4 milioni e 250.000 euro di premio per il trionfo del 9 luglio).

11 luglio 2006

I can't get NO... SPONSOR!

Lorenzo Litta


Un talismano di nome Mick Jagger. La Voce degli Stones era infatti al Bernabeu quel 10 luglio 1982 così come era all'Olympiastadion di Berlino domenica ad acclamare l'Italia Campione del Mondo. Due giorni dopo suonava sul palco di Wembley a Londra indossando l'azzurra numero 20 del Pablito nazionale. E ora che siamo CAMPIONI DEL MONDO per la quarta volta? Cosa farà Mick? Stasera si esibirà a San Siro per l'unica tappa italiana del suo tour. Vestito come? Cederà ancora una volta al fascino dell'unico e vero tricolore? E con il numero di chi? Totti? Cannavaro? Gattuso? Pirlo? O Buffon? E cosa succederà? Farà endorsement alla Puma (lo sponsor tecnico azzurro)? Arriverà a bordo dell'ultima Fiat o questo potrebbe creare conflitto con la Volkswagen? Dopo 24 anni dai "Campioni del Mondo" di Madrid, abbiamo altri Weltmeister e gli sponsor se li contenderanno. Non poco. Inizia il lavoro per i giuristi. Con buona pace di Mick Jagger...

08 luglio 2006

Ce l'abbiamo fatta. Grazie Jeremy! Grazie Ranocchietta!

Lorenzo Litta


La Ranocchietta l'aveva detto. Sono passati pochi mesi dal 14 marzo. Ero in macchina con il Professor Sandri quando è nata l'idea di un blog sulla Proprietà Intellettuale. L'ICE ci ha cortesemente appoggiato ed il Corso per "Esperto in Tutela della Proprietà Intellettuale" è stato l'occasione per rendere dinamico questo strumento di comunicazione. Mi sembra giusto e doveroso ringraziare Roberta, Raffaella, Serena, Vieri, Mauro II, Laura, Fabio, Flavio, Enrico, Giorgio, Barbara, Mauro I e. soprattutto il Prof. Stefano Sandri con i quali ho avuto l'onore di collaborare tutti i giorni in questi ultimi mesi. Oggi, 8 Luglio 2006, che per tutti gli Italiani sarà sempre il giorno prima della "Finale di Berlino", per me, per il Professore, per i ragazzi del Corso ICE e del Gruppo OVERMOON sarà anche il giorno del "debutto" internazionale di CATCH US IF YOU CAN!!!. L'esimio Professor Jeremy Phillips della London University e Co-Blogmeister del nostro modello, il più volte citato IPKat, ha presentato ufficialmente il nostro Blog al mondo anglosassone dell'IP, con un post a dir poco lusinghiero. Grazie Jeremy! Grazie Ranocchietta!

Irriducibili, questi tedeschi

Stefano Sandri

Nel pallone, come nel diritto non mollano mai. Come spiegarsi altrimenti la pervicacia con cui August Storck KG ha portato fino alla Corte di Giustizia (C-25/05 P, 22 giugno 2006, August Storck KG v.UAMI, ‘Caramella incartata’) la pretesa di registrare come marchio comunitario la “caramella incartata” qui raffigurata? Nonostante la stravolgente banalità della forma (ancorchè erroneamente interpretata come raffigurazione bidimensionale di un marchio figurativo) ha dovuto impegnare la Corte in una estenuante, quanto altrettanto ovvia, motivazione di rigetto. Non c’è allora da stupirsi che abbiano beccato anche da noi. Altro che pizza!

07 luglio 2006

Leon Battista Alberti e il Franchising

Serena Cipolletti

La società che intenda concedere la propria formula commerciale in franchising prepara, come ha spiegato l’Avv. Arista, una vera e propria brochure che nel rispetto del principio della trasparenza illustra al futuro affiliato foto di punti vendita già esistenti ed altre immagini relative al trade dress del franchisor. Secoli fa, il famoso architetto e sculture Leon Battista Alberti, nel preparare il proprio De Re Aedificatoria, vero e proprio compendio dello stato dell’architettura, evitava scientemente di inserire alcun disegno – nonostante la materia sia ontologicamente destinata alla riproduzione grafica – per evitare che quanti si fossero trovati a ricopiare il testo avessero, per scarsa dimestichezza, modificato i disegni. Come dire, una forma di autotutela del proprio diritto morale a scapito della percezione visiva dell’opera…

Il Franchising: un accordo di Percezione? Patroclo lo sapeva già...

Lorenzo Litta


Riflettendo su una considerazione, a proposito della docenza dell'Avv. Raffaella Arista sul contratto di Franchising, del Prof. Sandri nell'odierna lezione del Corso IP ICE di Firenze, mi sono posto una domanda: il Franchising può essere definito come un "accordo di percezione"? Nel senso: si da l'impressione di un'unica struttura. E' un'impressione non solo visiva. Attraverso il c.d. "manuale operativo" vengono indicate le modalità di realizzazione dell'accordo. Ma tutto è mirato a consolidare l'aspetto percettivo: divise, colori, modalità di presentazione del prodotto. E' un network efficace, con bassi costi, pochi rischi e importanti ricavi per le grosse aziende che "concedono" il proprio Know-How. E il Ricettore-consumatore? Percepisce l'intero, in via di sintesi: in sostanza conta l'impressione generale e non il dettaglio. Qualcuno lo aveva già capito quasi 3000 anni fa, il buon Patroclo, indossando le armi del Pelide Achille e atteggiandosi da Piè Veloce, Ettore percepì l'intero...

"Velo malmo di Callala"

Vieri Canepele

Un nuovo episodio della serie 'l'Italia e la lotta al falso' è stato scritto e pare che il consorzio degli estrattori del marmo apuanino si sia deciso a chiedere la registrazione di tale prodotto come IGP. Stando a quanto dettoci ieri dal Prof. Bisegna, al Master IP ICE, Firenze, i prodotti del nostro Bel Paese sono quelli più copiati a livello mondiale e, in questo quadro, la mossa degli operatori d'alta Versilia costituisce un altro, doveroso passo a protezione della qualità dei prodotti del nostro territorio. Adesso persino le montagne tocca proteggere! C'è soltanto da augurarsi che non sia troppo tardi e che i pavimenti di tante cucine e salotti italiani non siano già stati costruiti in 'velo, autentico malmo di Callala'...

03 luglio 2006

L'erba del vicino...

Giorgio Rodin


Le considerazione fatte la settimana scorsa al Corso dall'Ing. Iannone riguardo al sistema brevettuale italiano sono state tanto controcorrente quanto interessanti. Raramente, infatti, si sente parlare bene di un sistema che passa per essere strutturalmente superficiale e poco sicuro, soprattutto dal punto di vista della certezza del diritto. Le principali perplessità sono, in buona sostanza, sollevate dal fatto che nella procedura di brevettazione manca, a differenza dei paese europei e degli Stati Uniti, un esame sul merito del brevetto, volto, cioè, a verificare la effettiva non ovvietà dell’invenzione rispetto allo stato dell’arte, nonché che una invenzione uguale sia già esistente. Secondo i detrattori del sistema italiano questo sistema non darebbe certezza circa la bontà del brevetto, potendo ben verificarsi che il brevetto sia, successivamente, dichiarato nullo. La considerazione illuminante di Iannone è stata far notare come in un sistema opposto al nostro e considerato tra i più avanzati come quello statunitense la percentuale di brevetti annullati in sede giudiziale sia più o meno la stessa. Come dire che , qualunque sia il sistema brevettuale, la partita decisiva si gioca comunque davanti a un giudice. E perché ritenere migliori sistemi che effettuano costose ricerche di anteriorità, allungando i tempi e che, infine, non garantiscono una certezza maggiore del nostro? Con questo non voglio dire che il sistema brevettuale italiano sia sicuramente il migliore, ma una domanda del genere merita sicuramente studi e risposte più approfondite e più pragmatiche di quelli tentati sino ad oggi. In materie cosi delicate bisogna evitare facili provincialismi e pensare che l’erba del vicino sia sempre più verde

02 luglio 2006

Brasile eliminato, chi piange e chi ride

Lorenzo Litta

Una Nazione piange. La Seleçao è fuori dai Mondiali. E' una sconfitta cocente come quella del 1950 ai Mondiali di casa, in finale, contro l'Uruguay. Quella volta, dopo la disfatta si diede la colpa alla maglia, allora bianca con risvolti azzurri. Fu stravolta e nel 1953 nacque la "canarinha", la maglia verde-oro con cui tutti individuano il Brasile. Un vero e proprio marchio di fatto. Ed ora si cambierà di nuovo? Sembrerebbe impossibile, oggi: la maglia del Brasile è la più venduta del Mondiale e la Nike (lo sponsor tecnico) ride. Dall'inizio dell'anno sono state vendute circa 1,8 mln di magliette del Brasile. E nonostante la sconfitta hanno rinnovato fino al 2018 la sponsorizzazione ad oltre 30 mln di euro l'anno. Il Marchio "Brasile CBF" nonostante la sconfitta ride, eccome se ride...

01 luglio 2006

Google & le borse Vuitton contraffatte

Barbara Speranza

E' notizia di oggi che Google dovrà risarcire la cospicua cifra di 300 mila euro al colosso del lusso francese Lvmh. La Corte d'Appello di Parigi ha infatti condannato il famoso motore di ricerca per avere proposto di collocare messaggi pubblicitari di siti Internet che vendevano borse Vuitton contraffatte alla stessa altezza del sito ufficiale della marca, oltre a rendere visibili le immagini delle borse contraffatte. Sempre Lvmh ha denunciato tre settimane fa negli USA la catena Wal Mart per aver venduto borse false di Fendi.