Mauro Turrini
Registriamo nell’ultimo periodo due significative “iniziative” variamente a tutela della imprenditoria nostrana. In particolare, ci riferiamo da un lato all’ordinanza del tribunale di Milano che si esprime a favore del rosso Ferrari e dall’altro alla proposta di legge Reguzzoni-Versace-Calearo a favore del Made in Italy.
L’ordinanza, emessa dal giudice della sezione specializzata del tribunale di Milano, Domenico Bonaretti, ha riconosciuto, tra gli altri, ampia tutelabilità a colore” rosso ferrari” diffidando la società Promotive sporting collection dall’importare e pubblicizzare prodotti contraddistinti da segni simili a quelli utilizzati dalla ricorrente, la casa di Maranello, ivi incluso il colore rosso.
Il giudice ha, altresì, ritenuto che l’uso del colore rosso, quando effettuato unitamente ad altri elementi caratterizzanti il marchio Ferrari (segnatamente, scudetto e cavallino), costituisce violazione dei diritti della casa di Maranello sotto i diversi profili della contraffazione di marchio, dei segni distintivi non registrati, della concorrenza sleale (sotto diversi profili), indipendentemente dalla sfumatura di rosso utilizzata dalle società concorrenti.
Questa decisione assume ancor più rilievo se si pensa che gli introiti derivanti dallo sfruttamento del marchio del cavallino sembrerebbero ammonterebbero a circa 1,5 miliardi di dollari.
Il progetto di legge Reguzzoni-Versace-Calearo, che è destinato a suscitare le reazioni delle grandi case che producono all’estero sulla base di design italiano, cerca di valorizzare le produzioni “effettivamente italiane”, ossia quelle i cui prodotti sono realizzati in modo preponderante nella nostra penisola.
Il progetto di legge, che prevede l’etichettatura obbligatoria di prodotti tessili, calzaturieri e di pelletteria, prevede l’uso del marchio Made in Italy, quindi, solo per i soli prodotti la cui lavorazione sia stata realizzata in buona parte in Italia. Resterebbero, pertanto, come detto, esclusi tutti prodotti “italiani” per ispirazione (design) ma realizzati altrove.
Il progetto di legge prevede, infine, l’introduzione nei settori predetti di un sistema di etichettatura obbligatoria, per prodotti finiti ed intermedi, allo scopo di garantirne origine e tracciabilità. Quanto predetto, che cerca evidentemente di venire incontro alle esigenze delle PMI artigiane italiane (come affermato dallo stesso relatore del provvedimento, Enzo Raisi – Pdl), si pone in linea, altresì, con il principio della tracciabilità del prodotto indicato dalla stessa UE.
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