Stefano Sandri
Il Tribunale di Prima Istanza, T‑81/03, T‑82/03 e T‑103/03, del 14 dicembre 2006, (in www.marchiocomunitario.it, 01/20007, con commento SANDRI, Connotazione vs. denotazione), boccia il tentativo di una azienda spagnola di appropriarsi del noto marchio figurativo della Jägermeister, qui rappresentato (a destra). La concorrente spagnola aveva presentato domanda per registrazione del marchio comunitario sempre per una testa di cervo, con varianti minimali, salvo l’aggiunta della parola Venado (che in spagnolo vuol dire sempre ‘cervo’). L’UAMI prima ha accolto la opposizione della società tedesca (Divisione di opposizione), poi l’ha rigettata (Commissione di ricorso), ma infine il TPI le ha dato ragione, annullando la decisione della Commissione. La sentenza chiarisce il rapporto tra l’immagine e la dicitura verbale, ma il punto più interessante, a mio avviso, è quello in cui afferma che non importa che molti concorrenti adottino l’immagine del cervo per prodotti simili. Il marchio non si indebolisce né perde la sua distintività, perché quello che conta non è il concetto, l’idea del cervo, ma come questo viene connotato, configurato, rappresentato. Insomma, per quanto uno sia ‘bravo’, esistono tanti modo diversi per essere ‘bravo’, uno diverso dall’altro.
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