Trademarks, Brands, Patents, Designs, Made in Italy, Copyrights, Competition Law, Contracts and Enforcement

07 dicembre 2006

Made In castigato!

Laura Di Iorio & Mauro II


Il testo ufficiale della finanziaria in approvazione in questi giorni al Senato prevede l'introduzione di un importante novità che va a modificare l'impianto nomativo a tutela di marchi e del "Made in Italy". Tale modifica, ad una prima lettura, appare alquanto problematica e, come capita sovente quando non si riesce a scrivere un testo normativo organico sulla materia, rischia di creare non pochi problemi interpretativi. In estrema sintesi, la Finanziaria sembrerebbe sanzionare, al comma 517 - pag. 96, l'apposizio
ne di "marchi di aziende italiane su prodotti o merci non originari dall'Italia ai sensi della normativa europea ". Stando alla lettera della norma, secondo noi, due sono le possibili interpretazioni: o la nuova norma in approvazione non aggiunge nulla di nuovo a quanto già si sapeva sulla materia "made in" anche alla luce della giurisprudenza nazionale, della prassi doganale e del regolamento CE n. 1383 del 2003, cd. "Codice Doganale Comunitario" (CDC) [ma in questo caso non si spiegherebbe la novella e neppure l'utilizzo della puntuale espressione "marchi di aziende italiane"] oppure la nuova norma sarà di difficile applicazione: esemplificando in se Tizio è società italiana che delocalizza totalmente la produzione dei suoi prodotti (quindi andando oltre alle norme del CDC), ai sensi di questa nuova disposizione, Tizio non potrà più apporre legittimamente il proprio marchio aziendale su tali prodotti, in quanto " non originario italiano ai sensi della normativa europea". Questa seconda interpretazione sembrerebbe quindi quella più plausibile e se dovesse diventare legge sarà fonte di forti contrasti con gli orientamenti consolidati degli organi dell'Unione Europea - a questo riguardo la Commissisone UE ha appena bocciato la Legge italiana 240/2004. E non solo, dal momento che secondo questa interpretazione i principi normativi riassunti nel Codice di Proprietà Intellettuale sono totalmente lasciati da parte, così come ignorato è l'orientamento più volte ribadito dalla Corte di Cassazione. Il dibattitto, insomma, è aperto... Che ne pensate?

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