Laura Di Iorio
Mentre Bruxelles boccia la legge italiana 204/2004 che istituiva l'obbligatorietà di indicare in etichetta l'origine dei prodotti alimentari, la Coldiretti, la maggior rappresentanza degli imprenditori agricoli in Europa, sigla un accordo con la NFU (National Farmers Union, ossia la più grossa organizzazione agricola britannica) per estendere a tutti gli alimenti l'obbligo di indicare la provenienza in etichetta.
Ebbene si, la Commissione Europea ritiene che l'obbligo di "etichetta trasparente" sia in contrasto con le regole di concorrenza, poichè "incita il consumatore a preferire i prodotti nostrani". Tale esigenza resta salvaguardata solo laddove la provenienza del prodotto, se non indicata, possa indurre in errore il consumatore. Per questa ragione, l'Ue ha concesso tempo all'Italia fino al 17 novembre per abrogare la predetta legge, in presunto contrasto con l'art. 28 del Trattato Ue e con la direttiva n. 13 del 2000 relativa al "riavvicinamento degli Stati membri" in materia di "etichettatura, presentazione dei prodotti alimentari e pubblicità", altrimenti partirà il procedimento di infrazione. L'Italia è, dunque, costretta ad "ubbidire", come ha dichiarato De Castro, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. E una prima, e si spera non isolata, risposta è arrivata senza farsi troppo attendere: così la Coldiretti, oltre a promettere lo stato di mobilitazione per contrastare l'abrogazione della legge citata ottenuta con il favore delle associazioni ambientaliste e dei consumatori, è riuscita, in via bilaterale, a concludere con il Regno Unito un accordo volto ad estendere proprio l'obbligo dell'indicazione d'origine dei prodotti alimentari in etichetta...
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