Lorenzo Litta
L’ultimo convegno annuale della SISPI (Milano, 15 e 16 settembre) ha evidenziato come, anche ai più alti livelli dottrinari nazionali, si comprenda che nella valutazione della capacità distintiva da attribuire ad un segno sia preponderante il Fattore P. P come Percezione. Ma P anche come Pubblico. E difatti è proprio la “Percezione del Pubblico” l’elemento fondamentale su cui valutare l’acquisto della capacità distintiva. Come ricordato dal Prof. Avv. Luigi Mansani e dal Prof. Avv. Giulio E. Sironi anche il più debole dei segni può essere un marchio “fortissimo” se dal pubblico questo viene PERCEPITO come un segno in grado di contraddistinguere i prodotti o servizi di una data impresa da quelli delle concorrenti. E come correttamente ribadito dal Mansani la percezione che il pubblico ha può mutare nel tempo e con essa varia anche la capacità distintiva del segno in questione.
1 commento:
“Aggiungerei che la variabilità della percezione non implica la variabilità del marchio che resta definito nella sua fattispecie di volta in volta regolamentata e che non è dovuta alle interpretazioni soggettive del pubblico rilevante, ma alla contestualizzazione delle regole della percezione che restano in quanto tale immutate. In coerenza, la giurisprudenza della Corte di giustizia rimanda, nella valutazione della distintività del marchio, a tutte le circostanze di fatto che possono esse rilevanti nei casi di specie. Se invece l’identità del marchio venisse sostanzialmente modificata nel riconoscimento e percezione del pubblico, saremo fuori della contraffazione.”
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