Barbarra Speranza
E' notizia di pochi giorni fa che il problema della contraffazione dei prodotti alimentari italiani sui mercati internazionali sta assumendo dimensioni sempre più allarmanti. Si può affermare che i filoni principali di contraffazione dei prodotti alimentari sono due: 1) la falsificazione illegale delle Indicazioni Geografiche tutelate, delle Denominazioni protette e dei marchi aziendali; 2) i riferimenti ingannevoli ad aree geografiche italiane, l'utilizzo di indicazioni con il nome Italia o di nomi e/o simboli ad essa riconducibili (Italian Sounding). La PRIMA ricerca italiana recante dati articolati ed affidabili è stata elaborata solo nel 2003 per Indicod (Istituto per le imprese dei beni di consumo) da Nomisma e riguarda il mercato USA. Le risultanze di tale studio sono a dir poco impressionanti: la fetta più grave del fenomeno, ovvero quella dei prodotti falsificati che riprendono impropriamente e illegalmente le denominazioni italiane tutelate ed i marchi, raggiunge la quota di 1,2 miliardi di USD, con un'incidenza pari al 70% dell'export. In altre parole, le vere e proprie "contraffazioni" del prodotto italiano sul mercato USA coprono il 70% circa dei prodotti alimentari italiani correttamente importati in quel Paese. Lo stesso studio ha inoltre fatto emergere che, sul mercato USA, le vendite di prodotti "Italian Sounding" superano di circa 10 volte quelle dei prodotti effettivamente italiani. Oggi, a tre anni di distanza, i T.G. ripropongono gli stessi, inquietanti dati. Quid facere...?
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