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04 giugno 2006

Al posto della Monna Lisa doveva esserci un vulcano!

Barbara Speranza

Sin dalla sua nascita, la psicologia ha riservato un'attenzione particolare alla percezione, ovvero quel processo che implica il riconoscimento e l'interpretazione degli stimoli che colpiscono i nostri sensi e, quindi, riguarda il modo in cui interpretiamo l'ambiente che ci circonda. Quasi superfluo sottolineare quanto stretti siano i rapporti tra percezione e pubblicità. Le pubblicità, infatti, come certe opere d'arte, possono essere considerati come messaggi in grado di suscitare una serie di processi cognitivi, emotivi e decisionali. Il pubblicitario esperto, attraverso il messaggio visivo e scritto, persuade il suo pubblico di riferimento, i consumatori, all'acquisto di un determinato prodotto. Come è naturale, esistono tecniche di creazione del messaggio pubblicitario e il caso "Ferrarelle" ne è un chiaro esempio. Venticinque anni fa, la pubblicità dell'acqua "effervescente naturale" era stata pensata in modo molto differente da come l'abbiamo poi vista. Lele Panzeri, autore della campagna con Annamaria Testa, spiega: "Volevamo spiegare la particolarità del prodotto, perchè la pubblicità si faceva così in quegli anni: c'erano l'immagine di un vulcano da cui sgorgava l'acqua e un testo didascalico". Tuttavia, il ministero della Sanità, che allora vagliava i testi delle campagne pubblicitarie, aveva approvato solo lo slogan "Liscia, gassata o Ferrarelle?" e non ancora il resto. Ma il cliente aveva fretta e così i pubblicitari furono obbligati a inventarsi in poche ore un'immagine che interpretasse lo slogan.L'illuminazione arrivò quando guardarono un blocco sul tavolo: sulla copertina c'era una Madonna con bambino di Raffaello. Pensarono che era perfetta: senza neonato lo sarebbe stata meno, con due gemelli troppo. E fu così che applicarono lo stesso principio alla chioma della Monna Lisa: stirata, riccia o naturalmente mossa: "Ferrarelle".

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