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08 maggio 2006

Semplificare senza Impoverire 3


Enrico Cogno


Il gergo deve essere ridotto al minimo, se non del tutto eliminato. Italo Calvino lo definiva l’Antilingua. In un vecchissimo e gustoso articolo, pubblicato su Il Giorno del 3 febbraio 1965, Calvino forniva questo esempio: “Il brigadiere è davanti alla macchina da scrivere. L’interrogato, seduto davanti a lui, risponde alle domande un po’ balbettando, ma attento a dire tutto quello che ha da dire nel modo più preciso e senza una parola di troppo: “Stamattina presto andavo in cantina ad accendere la caldaia e ho trovato tutti quei fiaschi di vino dietro la cassa del carbone. Ne ho preso uno per bermelo a cena. Non ne sapevo niente che la bottiglieria di sopra era stata scassinata”. Impassibile, il brigadiere batte veloce sui tasti la sua fedele trascrizione: “Il sottoscritto, essendosi recato nelle prime ore antimeridiane nei locali dello scantinato per eseguire l’avviamento dell’impianto termico, dichiara d’essere casualmente incorso nel rinvenimento di un quantitativo di prodotti vinicoli, situati in posizione retrostante al recipiente adibito al contenimento del combustibile, di aver effettuato l’asportazione di uno dei detti articoli nell’intento di consumarlo durante il pasto pomeridiano, non essendo a conoscenza dell’avvenuta effrazione dell’esercizio soprastante”. E’ bene ricordare che il gergo trae origine dai codici criptati, usati per la difesa delle corporazioni. Questo dimostra quanto la sua natura sia difensiva, non-comunicativa. Il gergo ha indubbiamente una notevole utilità (di abbreviazione, per l’emanazione di un certo “senso di appartenenza” al gruppo) ma ha il difetto di non essere comprensibile per i non addetti ai lavori. L’informatica ha peggiorato notevolmente il problema, introducendo valanghe di termini inglesi. L’uso dei messaggi telefonici ha poi ulteriormente aggravato la cosa, stravolgendo il linguaggio giovanile, già piuttosto compromesso. Un modo semplice per innovare senza stravolgere. Il modo più semplice per essere creativi (nello scrivere, nel parlare, nelle relazioni con gli altri) è quello di essere imprevedibili. Nulla è più annoiante di poter prevedere quello che accadrà. Infatti se tutto procede come ve lo aspettavate il tasso di prevedibilità è massimo e di conseguenza è alto pure il tasso di noia. Per produrre soluzioni innovative senza in realtà inventare nulla basta traslare le cose da un ambiente ad un altro: è un sistema pratico e semplicissimo per incrementare la creatività. Il fenomeno si può definire ri-contestualizzazione, o, se preferite, traslazione da un contesto ad un altro. Un messaggio (abituale in un determinato contesto) appare nuovo in un contesto diverso. Ecco alcuni esempi. Un dialogo, consueto per una sceneggiatura, è d’impatto in una relazione ufficiale; un claim pubblicitario può essere il finale di un articolo, l’incipit di un racconto può essere l’inizio di una lettera, oppure l’esatto contrario; una breve intervista informativa può sostituire una noiosa circolare; il tono serioso di una circolare può essere un testo umoristico; il titolo di un articolo può essere un claim pubblicitario e via così. Ma soprattutto ricordiamoci, come diceva Gilbert Arland: “Se non riesci a colpire il bersaglio la colpa non è mai del bersaglio”.

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