Giorgio Rodin
Solo ieri la Dott.sa Primiceri esprimeva tutte le sue perplessita’ sulla attuale legislazione riguardante i ricercatori. Citava, in particolare, la c.d. “Legge Tremonti”,con tutte le sue ambiguita’ riguardo autonomia e compensi spettanti ai ricercatori che mettano a punto un’invenzione. Ciò che è sicuro è che questa contestata legge non turbera’ piu il sonno dei ricercatori italiani costretti, negli anni passati, a emigrare all’estero. Tra le pieghe della Finanziaria è infatti, finalmente, emersa una novità finora passata inosservata. Testualmente : “Per il 2006 - è scritto all'articolo 5 del decreto ministeriale 207 del 28 marzo - le disposizioni di cui al decreto ministeriale 26 gennaio 2001 numero 13 e successive modificazioni, sono differite al 2007 ed in tale anno verranno valutate anche le proposte pervenute entro il 31 gennaio 2006". (come diceva Cogno... semplificare senza impoverire?). Il tutto firmato, ovviamente, Letizia Moratti. Una disposizione in stile burocratico, non facile da interpretare. Si tratta, in buona sostanza, di un fondo stanziato nel 2001 dall’allora Ministro Ortensio Zecchino, destinato a finanziare i ricercatori,non solo italiani, ma anche stranieri, operanti all'estero e desiderosi di trasferirsi in Italia. Il programma in 5 anni è stato utilizzato da 466 tra ricercatori e professori, la metà dei quali studiosi italiani, che sono così potuti rientrare in patria. Ogni anno - spiega Francesco Profumo, rettore del Politecnico di Torino - l'Italia esporta 30mila ricercatori e ne importa solo 3mila. Questo significa che siamo in grado di formare studiosi, ma non riusciamo a trattenerli". ”Armiamoci e partite”, per dirla alla Toto’.
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