Giorgio Rodin
Moses Naim dedica alle contraffazioni un lungo capitolo del suo ultimo libro, Illecito. ”Si falsifica tutto – dice - "armi e profumi; auto, moto e scarpe da corsa; medicine e macchinari; orologi, racchette, mazze da golf, videogames, software, musica e film". Sono falsi sempre migliori e spesso a tempo di record. Ed e’ sempre piu facile cadere nella trappola: si pensi che Mihail Kalashnikov, l'inventore del celebre fucile omonimo, ha fatto causa al governo americano, perché equipaggiava i neopoliziotti iracheni con AK-47 pirata. I risvolti economici della contraffazione sono devastanti: solo in Europa i falsi sottraggono, ogni anno, 7.5 miliardi di euro di fatturato alle industrie legittime di abbigliamento e scarpe (cifra pari a tre quarti degli incassi mondiali della Nike), 3 miliardi di euro a quello delle aziende di cosmetica, quasi 4 miliardi al fatturato di giocattoli e attrezzi sportivi, 1.5 miliardi a quello del settore farmaceutico. E spesso i falsi non sono solo nelle bancarelle, ma si nascondono ovunque: un decimo dei ricambi auto è falso e, spesso, difettoso, come nei dischi dei freni trovati pieni di sabbia compressa. Secondo fonti UE, negli ultimi dieci anni almeno 125 mila posti di lavoro sono andati persi in all’inteno della comunita’ a causa della contraffazione. L’industria cinematografica americana ha stimato di perdere piu’ di 6 miliardi di dollari l'anno a causa dei dvd pirata e, soprattutto, di Internet (si pensi che ogni giorno vengono scaricati piu’ di 500.000 copie di film, attingendo da una vera e propria “banca dati” online di almeno un milione di copie). Naim sostiene che la lotta contro le contraffazioni "è una delle grandi battaglie del nostro tempo”. Da una parte ci sono i giganti dell'industria mondiale. Per loro, il boom del falso è una sorta di maledizione, di vendetta del brand su cui tanto hanno investito. D’altra parte la spinta alla contraffazione e’ proporzionale alla forza del brand. E’ quella che l'Union des fabricants chiama "il lato oscuro della globalizzazione". La spinta all’ottimizzazione dei costi ha portato le multinazionali a intrecciare una rete infinita di accordi di produzione (su commessa e soprattutto su licenza) a caccia di costi bassi in Cina, Taiwan, Vietnam. Ed è proprio da lì che nasce il grosso dei falsi. Dall’altra c’e’e’un network che costituisce una vera e propria industria di produzione di massa, perfettamente in grado di stare al passo con gli ultimi sviluppi della tecnologia e di tenere in piedi moderni sistemi di trasmissione, di trasporto e di logistica nonche’ di mobilitare i capitali necessari. Per acquisire certe presse servono da 50 a 100 mila euro, e 3-600 mila euro per una linea di produzione plastica. Una vera e propria”battaglia del secolo”, il cui esito è più che mai incerto.
1 commento:
Cosa fa l'Europa per difendere la sua proprietà intellettuale dalla torma famelica di imitatori asiatici, che in occidente ha trovato l'Eden?
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