Andrea Cicogna “Il Gruppo Lotus PLC e la sua sussidiaria Lotus Cars Limited, costruttore dell’iconica Elise e consulente ingegneristico di livello mondiale, non è connesso, affiliato né in alcun modo associato con il Team Lotus che ha richiesto di iscriversi al Mondiale 2010 di F1. Il Gruppo prenderà tutte le contromisure necessarie a proteggere il proprio brand, la propria immagine e la propria reputazione”. Queste quattro righe di comunicato rispecchiano a pieno tutto lo stile Lotus, una ricerca costante dell'eccellenza ingegneristica in puro stile britannico. Un comunicato così lascia di sasso un pò tutti, dai nostalgici ai neofiti, perchè la gloriosa lotus ha fatto la storia della Formula 1, e chi ne sa già gustava il ritorno di questa, nella massima vetrina mondiale. Invece la casa britannica non ne vuol proprio sentire di tornare in quel carosello di automobili che più di tutti da un'idea di precario, in continuo mutamento, più legato al delirio d'onnipotenza dei suoi vertici che non alla reale competizione. Ora per rimanere però sul tema del marchio, la Litespeed, ovvero la "nuova Lotus" giura che David Hunt, colui che detiene i diritti di sfruttamento del marchio Lotus, gli ha concesso il diritto. Noi siamo dubbiosi al riguardo e per verifica attenderemo gli sviluppi della vicenda. Comunque la domanda che mi pongo è: "qualora Litespeed ottenesse in concessione di correre con il marchio Lotus, che senso avrebbe?" Il marchio Lotus ha in dote un know how che forse possiamo definire irraggiungibile per chiunque, che senso avrebbe cedere il marchio senza tutto ciò che gli sta dietro? Forse Mosley e la sua federazione cercano per l'ennesima volta di creare maggiore confusione, "buttando nel calderone" team nuovi dal "sapore antico". Non basterebbe forse modificare i regolamenti e "mantenerli" per far tornare la Formula 1 quella vetrina appetita da tutti i costruttori di automobili?
11 giugno 2009
Tu... facciamo che ti chiami Lotus, è?
Published by Andrea Cicogna
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