Stefano Sandri
E’ entrato in vigore, un po’ in sordina, a partire dal 16 marzo 2009, il nuovo trattato internazionale sui marchi dell’ Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (OMPI), noto come “Trattato di Singapore”.
Il Trattato, che affianca e supera il fallito TLT (cfr. art 27 e 28), promuove la standardizzazione, a livello internazionale, degli aspetti amministrativo-procedurali relativi alla registrazione e al licensing dei marchi ed opera una scelta decisa a favore del ricorso alle moderne tecnologie elettroniche nella comunicazione tra utenti e uffici.
Tra gli aspetti più interessanti il trattato riconosce l’idoneità a costituire oggetto di protezione di marchio anche agli ologrammi, i marchi di movimento, di colore, di posizione e dei segni non visibili (cfr. Regola 3). Anche se il Trattato non crea alcun obbligo di registrazione internazionale, rappresenta tuttavia un significativo riconoscimento della legittimità dei marchi non-convenzionali. Naturalmente – se si permette la notazione personale – questo non può che farmi piacere, essendo stato tra i primi a livello giurisprudenziale dell’UAMI e a livello dottrinario nella Comunità a preconizzare l’avvento di questa evoluzione nel diritto di marchio, superando le iniziali resistenze e riluttanze. Restano invece ancora fuori i marchi gustativi e olfattivi.
Il Trattato è stato firmato al momento da 11 paesi, tra cui gli USA, la Francia e la Spagna. L’Italia sarà quindi chiamata a ratificarlo. Ma quando?
Nessun commento:
Posta un commento