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20 marzo 2009

Cybersquatting...un nuovo pericolo nella rete

Eleonora Fia

La World Intellectual Property Organization (WIPO) lancia l’allarme: il fenomeno del cybersquatting” è in forte crescita e nel 2008 ha registrato cifre record con più di 2.300 casi. Il termine indica la registrazione di siti internet falsi che sfruttano il nome di celebrità ed aziende famose. Oltre all’utilizzo illegittimo dei siti, obiettivo dei ”cybersquatter” è accaparrarsi nomi di dominio web che corrispondono a marchi o personaggi famosi per rivenderli ai diretti interessati, e cioè alle persone e alle società cui i nomi appartengono.

A presentare denuncia per questo tipo di reato sono Google, eBay, LEGO, l’attrice Scarlett Johanson, le aziende Christian Dior, Lancôme, Coca-Cola, BMW, Lufthansa, squadre di calcio, l' Università di Yale, personaggi famosi del passato o eventi sportivi e musicali come le Olimpiadi di Madrid 2016 o il Montreal Jazz Festival.

Il fenomeno del cybersquatting interessa primariamente i domini riferiti a siti in inglese, con quasi il 90% dei casi. Il settore maggiormente colpito con il 9,9% di casi di abusi è quello farmaceutico con una crescita di siti che vendono medicinali a marchio protetto, seguono le banche con il 9,4% anche per via del fenomeno phishing, ed il settore Internet e dell’Information Technology con l’8,8% dei casi.

L’Italia è settima nella top ten dei paesi con il più alto numero di denunce per cybersquatting con 467 casi, una cifra irrisoria se paragonata alle 6.452 denunce degli Stati Uniti primi nella classica, o alla situazione francese ed inglese rispettivamente con 1.575 e 1.110 casi.
Si contano 14 mila casi di cybersquatting negli ultimi 10 anni, e le previsioni sono di ulteriore crescita. In Italia nello stesso periodo delle 467 denunce registrate solo la metà, ovvero 222, sono risultate valide.

I funzionari dell’organizzazione spiegano che la situazione è destinata a peggiorare.
L’Icann - ente internazionale no-profit che gestisce la rete internet - ha infatti annunciato l’introduzione di nuovi domini di primo livello generici, cioè delle alternative ai suffissi ”.com” o ”.net” il cui effetto sarà quello di moltiplicare gli indirizzi web registrabili, anche da parte dei ”cybersquatter”.

I VIP e le multinazionali più famose sono oggetto non dell’appostamento assillante di qualche fan che ha superato la linea tra passione sfrenata e violenza privata, ma di qualcosa di molto più grave, la WIPO ha avuto a che fare nel 2008 con oltre 2.300 casi di appropriazione indebita di “identità” sul Web, valutando rispetto al 2007 un incremento dell'8%.

Insomma i domini che ammiccano a quelli di aziende e personaggi famosi aumentano giorno dopo giorno, e il motivo è semplice: con la pubblicità generano interessanti introiti.
Il grafico a lato illustra chiaramente l'espansione del fenomeno che non conosce soste dal 2004.

Il paese principe di questo genere di truffe sono gli Stati Uniti, seguito a ruota da Regno Unito, Germania, Svizzera e Spagna.
Altri fenomeni altrettanto dannosi per le aziende sono le Pay-per-click (PPC) Fraud e il domain kiting (o domain tasting), pratica relativamente recente con la quale viene registrato un nome di dominio e chiuso in tempi rapidissimi (cinque giorni, equivalenti al periodo entro il quale si può recedere) con il solo scopo di generare introiti pubblicitari senza spendere alcun soldo.

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