Raffaele Ranieri
Nella Repubblica di S. Marino, è in corso una querelle in merito alla richiesta di registrazione come marchio dell'espressione aikido ,espressione che identifica l’ormai planetaria e famosissima arte marziale giapponese del grande maestro Morihei Ueshiba, O’sensei, che conta centinaia di migliaia di praticanti sparsi nel mondo.Una disciplina praticata ovunque e da chiunque. Il suono di una parola, aikido, che al pari di altri ben più celebri segni, si è oramai insinuata anche nelle menti di coloro che non hanno familiarità con le arti marziali.
Ecco dunque l’ennesimo episodio che evoca il potere immenso che il marchio esercita quotidianamente nella vita di tutti noi, e come esso possa conferire grandi poteri a chi ne sia in possesso. Il marchio è lo specchio visibile (e allo stesso tempo invisibile) della cultura globalizzata, della nostra cultura, e in questo specchio, ogni giorno, vediamo riflessa la nostra immagine, perché questo specchio è ormai ovunque, persino quando abbandoniamo le nostre vesti di lavoratori o studenti, per indossare l’abito del marzialista.
E da marzialisti ci si potrebbe domandare: verrà dunque concessa la registrazione del marchio aikido, di una parola (che apre un universo) che appartiene a tutti??
Si potrebbe forse rispondere (il condizionale nel diritto è un must) che gli amici aikidoki possano ancora serenamente dormir, considerato che, secondo il diritto, il termine Aikido, al pari ad esempio del Judo, non sia soggetto a registrazione, nella sua qualità di espressione descrittiva. Lo stesso testo unico in tema di p.i. della Repubblica di S. Marino, all'art. 60 c. 1, lett. f,, ne esclude infatti la registrazione.
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