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20 agosto 2008

Beijing 2008 e il fascino discreto dell’ambush marketing

Emanuela Verrecchia

Cosa avrà pensato Herbert Hainer, il Presidente di Adidas, uno dei 12 sponsor ufficiali che hanno investito 80 milioni di EURO per Beijing 2008, quando Li Ning ha acceso il braciere olimpico di fronte a 4 miliardi di telespettatori, senza pagare nemmeno un centesimo?

Li Ning non è solo un ex campione olimpico cinese (sei medaglie, di cui tre d’oro, a Los Angeles nel 1984), ma è anche il fondatore e presidente della LI NING Company Limited, il maggiore produttore cinese di abbigliamento sportivo. Il logo della LI NING evoca - tutt’altro che vagamente - il logo di NIKE, mentre uno dei suoi slogan, “anything is possible” sembra quasi la parodia del più noto “impossible is nothing” di Adidas.

Probabilmente l’ultimo tratto della staffetta olimpica, percorso da Li Ning sospeso nell’aria torrida del National Stadium, verrà ricordato anche come uno degli esempi più suggestivi - e più borderline - di ambush marketing di questi Giochi.

L’espressione inglese ambush marketing, che potremmo tradurre con “marketing d’assalto” (letteralmente “ambush” significa “imboscata”) è stata coniata agli inizi degli anni Novanta da Jerry Welsh, un direttore marketing dell’American Express, già coinvolta in un noto caso di ambush marketing contro la VISA, che nel 1994 sponsorizzava le Olimpiadi invernali di Lillehammer. Il termine designa il tentativo di un’impresa, di associare il proprio marchio ad un evento, di norma sportivo, di cui non si è pagata la sponsorizzazione.

La legge cinese, come quella di molte altre giurisdizioni, non prevede una disciplina ad hoc sull’ambush marketing, peraltro già dal regolamento per la protezione dei simboli olimpici promulgato dal Consiglio di Stato Cinese ed entrato in vigore il 1° aprile 2002, discende una tutela contro atti che rientrano in tale fattispecie. Oltre al predetto regolamento, per fronteggiare il fenomeno, soccorrono anche le più generali disposizioni in materia di concorrenza sleale, pubblicità e tutela dei consumatori.

Tuttavia, non sempre è semplice tracciare la linea di discrimine tra il lecito e l’illecito e c’è chi sostiene che l’ambush marketing altro non sia che un’abile manovra commerciale. Lo è stato senza dubbio per Li Ning che, pur sfilando con la divisa dello sponsor ufficiale e rivale Adidas, non avrebbe potuto pubblicizzare meglio il proprio marchio. Non a caso, il lunedì successivo alla cerimonia di apertura di Beijing 2008, le azioni della sua società, quotata in borsa ad Hong Kong, sono aumentate del 5%, fruttando a Li Ning, più di 20 milioni di Euro.

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