Stefano Sandri
Il Codice della Proprietà Industriale è entrato in vigore l’anno scorso per cui assumo che, almeno per grandi linee, sia ormai noto. D’altro canto il Codice è stato oggetto di numerosi dibattiti, anche vivaci, mentre la discussione, puntigliosa e un po’ ragionieristica, sulla competenza delle Sezioni Specializzate sembra si stia calmando. Per converso, si accende l’interesse, molto più critico per l’applicazione del rito societario.
Ma il progetto di “correzione” di cui si è ampiamente discusso in questi ultimi tempi andava ben oltre la correzione di sbagli, per interessare alcuni aspetti sostanziali, tra cui proprio la dismissione del rito societario. Il fatto è che la c.d. correzione si inserisce nel nuovo iter legislativo previsto nel 1998 rivolto ad introdurre, attraverso i codici, il riassetto di determinati settori giuridici. E fin qui, niente di male.
Se consideriamo che le modifiche, prima annunciate, poi discusse ed infine seppellite, avevano incidenza diretta sui comportamenti degli operatori giuridici della proprietà industriale, si può ben comprendere il diffuso sconcerto e l’inaccettabile incertezza che l’mprovvida iniziativa ha creato in tutti gli ambienti interessati. Il rito societario, in particolare, ha assunto il colore di una autentica telenovela. Ancora a settembre, nessuno sapeva ed aveva detto niente, per cui Giudici ed Avvocati si erano rovinati le vacanze cercando di capire cosa diavolo c’entrasse quel rito con la proprietà industriale, visto che la sua entrata in vigore era prevista appunto per l’autunno. Poi, qualche bene informato (non mancano mai da noi, come molti ‘idiomi’, direbbe Proietti) fece trapelare la notizia che ci sarebbe stata una novella. In attesa che qualcuno spiegasse con uno straccio di trasparenza che cosa succedeva a Roma, a fine anno la novella divenne una buona novella: il rinvio al rito societario sarebbe stato cancellato. Perfetto. Tutti a riposizionarsi, come in campagna elettorale. Partono convegni e seminari in tema. A febbraio: macchè, ragazzi, si è scherzato, tutto resta come prima, la novella – a dispetto del suo ben augurale e virginale significato – viene accompagnata al cimitero, seguita al funerale da pochi intimi che fino all’ultimo hanno sperato in un miracolo. L’Italia, si sa, è la patria del diritto e nessuno si può permettere di metterne in discussione la certezza. C’è molto da pensare e da riflettere. Che August Rodin abbia avuto delle premonizioni, pensando ai casi nostri?
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