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12 novembre 2009

CIAO, DAMASO

Stefano Sandri

“Senza cultura non c’è progresso e senza progresso non c’è futuro”, “Mi fa piacere che questo sia il tuo pensiero”, mi disse qualche settimana fa Dámaso Ruiz-Jarabo Colomer all’hotel Melia di Alicante, dove eravamo alloggiati in occasione del Symposium dei Giudici.

Non avrei mai immaginato
che queste sarebbero state le ultime parole che avrei ascoltato dalla Sua viva voce. Ora che non c'è più, non mancherà chi Lo ricorderà come uno dei più brillanti protagonisti del mondo della Proprietà Intellettuale. Da parte mia mi sento privato di uno dei miei riferimenti.

Con Damaso non posso dire che sia intercorsa una vera amicizia, ma certo ci siamo andati molto vicini. Il fatto è che nei nostri incontri e rare frequentazioni , non parlavamo mai di diritto, ma di arte, musica, filosofia, o altro e questo grazie ad una Sua naturale disponibilità, aiutato in ciò dalla Sua genuina ispanicità, e spontanea propensione verso tutto quello che rappresenta la cultura in senso lato e che traspariva sempre nelle Sue magistrali ‘opinion’ come Avvocato Generale della Corte di Giustizia, dove era stato prima ancora giudice.

Il diritto, anche quello dei marchi, era il campo sperimentale del Suo spirito di osservazione. Sapeva, nella soluzione dei problemi, guardare lontano e prima degli altri. Entrammo subito in sintonia elettiva, sin dai primi incontri di oltre dieci anni fa e per questo non rinunciavo mai al piacere di una Sua elegante conversazione extra moenia. Ora non sarà più possibile. Resta la melanconia del ricordo.

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