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04 febbraio 2008

Diritto d'autore: immagini degradate o degrado della normativa?!?

Laura Di Iorio

La principale novità introdotta con la L. 2/2008 è costituita dall'art. 2, in cui viene consentita la libera pubblicazione attraverso internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo se tale utilizzo non sia a scopo di lucro.

Certo è che se questo articolo si poneva come obiettivo quello di chiarire ciò che, per forza di cose, non poteva essere previsto quanto la legge sul dirittto d'autore è stata emanata, non sembra proprio aver fatto centr
o... Se, all'inizio, questa norma è stata accolta favorevolmente ed applaudita soprattutto dal FIMI (Fed. Industria Musicale Italiana) che la riteneva una soluzione ben bilanciata tra la necessità di fruire contenuti culturali e l'urgenza di tutelare il copyright dell'autore (in ciò soddisfando gli interessi di tutti), poichè chiarisce che gli usi che esulano da quanto previsto sono illegali e, quindi, perseguibili, all'indomani della sua pubblicazione, più d'uno sono i dubbi che la stessa fa sorgere.

Infatti, da più parti, è stato sollevato lo scontento poichè non è chiaro cosa debba intendersi, per esempio, per "bassa risoluzione". La risoluzione delle immagini sul web viene determinata in base alle dimensioni delle stesse in rapporto allo schermo, per cui dovrebbe desumersi che possono essere pubblicate, secondo la norma richiamata, solo le immagini "piccole". Se si tratta di suoni, la risoluzione bassa può indicare una più bassa frequenza di campionamento. Il problema aumenta se si analizza l'aggettivo "degradate", il quale comprende un'infinità di possibili interpretazioni, quali, per le immagini, "sfocate", per i suoni, "distoriti" o peggio "con fruscii e rumori di fondo"...

Il lato più "losco" di questa norma andrebbe, comunque, ricercato nel fatto che il divieto scatta per ciò che è diffuso non a scopo di lucro per le sole "finalità scientifiche o didattiche", lasciando fuori tutto il resto: ma tutto ciò che viene reso disponibile gratuitamente dovrebbe essere liberamente fruibile, con il solo limite di non poterne trarre guadagni, laddove, invece, si cerca di imporre sempre maggiori divieti contrastando la natura stessa del web, ossia la libertà della condivisione.

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