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30 marzo 2007

Second Life: la contraffazione è virtuale?

Enrico La Malfa


Second Life (SL) si può definire, senza troppi giri di parole, un’altra vita solo sul web. Ci si sceglie nome, sesso e professione. In questo mondo, sono presenti e riprodotti molto più i piaceri rispetto ai doveri e quindi ecco aperta la strada a casinò, night club, shopping e divertimenti di ogni genere. La maison di lusso Dior (quella vera) sorprende tutti e lancia all’inizio del 2007, sulla ormai celebre comunità virtuale di Second Life, una nuova collezione di preziosi firmati Victoire de Castellane. Su SL (che conta quasi 5.000.000
di iscritti) si possono trovare anche i Parioli virtuali ed è di oggi la notizia (Corriere della Sera) che Amsterdam è stata venduta per 50.000 dollari. Attenzione però, qui i soldi sono veri; anche se l’Amsterdam acquistata su Ebay non è la vera capitale olandese ma quella ideata da sagaci programmatori e destinata a prendere forma nel mondo virtuale di Second Life. Second Life ha una sua valuta, il linden dollar (L$), scambiato a circa 250 linden per un dollaro americano ed ecco che prepotentemente il mondo virtuale di SL si aggancia alla realtà al punto che Tristan Louis, della banca Hsbc, stima che i residenti attivi spendano in Second Life tra i 50 e i 60 dollari (veri) la settimana. Non è difficile infatti trovare “Virtual Store” dove si può comprare di tutto, dalla riproduzione virtuale dei mobili IKEA ai computer virtuali con il logo APPLE. Il tutto senza nessuna autorizzazione da parte dei legittimi titolari dei marchi. Tornando al mondo reale: come tutelereste un cliente che lamentasse di vedere il suo marchio violato all’interno di Second Life? E se aprissimo la prima società di IP su second life?

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